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Dentro il TOAST! di luglio

Di cosa si è parlato questo mese: Giochi Olimpici di Parigi 2024, il rapporto tra Gen Z e sport dal vivo, il ruolo strategico dei commenti, segnali di apertura di Meta.

L’ultimo della stagione 2023-2024 e quindi quello dei saluti estivi. Quello in cui Camilla e Serena hanno giocato due manches di Power Point Karaoke, gioco di improvvisazione in cui si deve raccontare una presentazione che contiene slide mai viste prima (nate dal genio creativo di Cinzia e Federica). Quello in cui abbiamo fatto un bilancio di questa edizione di TOAST! e di cosa si può fare per mantenerlo il più possibile in salute.


TOAST! è un incontro dal vivo che facciamo una volta al mese per parlare di quello che è successo di interessante nel mondo della tecnologia, della cultura, della comunicazione e della pubblicità. È progettato e tenuto dalla nostra collaboratrice Sarah Marseglia, che ogni volta coinvolge anche un membro di Hagam per un intervento di approfondimento.

Ecco di cosa si è parlato questo mese.

Il 26 luglio si aprono i Giochi Olimpici di Parigi 2024: Nike è il fornitore ufficiale di divise per la Squadra Olimpica Rifugiati del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), che quest’anno sarà composta da 36 atleti, si chiamerà EOR (dal francese Équipe Olympique des Réfugiés), sarà considerata come una delle tante nazioni partecipanti, avrà una bandiera e competerà per il medagliere. La campagna di Nike.

Channel 4 ha presentato il suo spot per la campagna dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024, che sfida le persone a confrontarsi con i propri pregiudizi e a vedere gli atleti paralimpici come atleti di altissimo livello mondiale, non come concorrenti che “superano” le proprie disabilità. Il team dietro lo spot è composto dai creativi interni di Channel 4 e da Purple Goat, agenzia di marketing che si concentra sulla comunicazione della disabilità. Sul Guardian si spiega come Channel 4 ci è arrivata.

Le nuove generazioni guardano sempre meno sport dal vivo, quindi gli investitori e i dirigenti di club e competizioni stanno rispondendo con nuove idee che riguardano il modo in cui lo sport dal vivo viene trasmesso, il modo in cui viene confezionato e pure il modo in cui viene praticato. Ne parla diffusamente un bel pezzo del Financial Times.

Non è una novità che gli account social dei brand utilizzino un tono più informale e colloquiale commentando i contenuti di utenti o creator. Ma sempre più spesso i brand compaiono nelle sezioni commenti su TikTok e Instagram, indipendentemente dal fatto che quel contenuto li riguardi o meno. È una strategia vera e propria, per conversare in modo diretto, essere rilevanti e costruire un’atmosfera positiva in cui inserirsi. (via LetMeTellIt di Antonio Bellu)

Spotify darà la possibilità di commentare i podcast, consentendo agli ascoltatori di lasciare commenti sulle pagine degli episodi, con l’obiettivo di farli sentire sempre più membri di una community. Parafrasando TechCrunch: con l’aggiunta dei commenti, Spotify immagina un’app in cui gli utenti non si limitano ad avviare l’audio e a riporre il telefono in tasca, ma un’app in cui sono attivamente coinvolti, condividendo opinioni come farebbero su un social network tradizionale (e come su YouTube ndr.). Un’app che non è solo un altro strumento di streaming musicale, ma un’app che mira a competere per il tempo degli utenti (e quindi per i soldi investiti in pubblicità) con i social network più grandi. Chissà se in futuro Spotify aggiungerà qualcosa di simile per gli artisti musicali.

Dopo anni di relazioni controverse con i ricercatori accademici, Meta sta aprendo un piccolo programma pilota che consentirebbe ad alcuni di loro di accedere ai dati di Instagram per circa sei mesi, al fine di studiare l’effetto dell’app sul benessere di adolescenti e giovani adulti. Un’apertura che avviene in un momento storico di grande allarme sul tema della salute mentale dei giovani che utilizzano le piattaforme di social media e in cui l’idea che i social siano dannosi si è consolidata.

Quanti video su Instagram vengono visti senz’audio? Circa il 50% di tutte le visualizzazioni dei Reel sono audio-off, cioè avvengono senza l’apporto del suono. Lo dice Adam Mosseri (CEO di Instagram) nella lunga intervista con Colin e Samir (creator e podcaster di The Publish Press Newsletter). (via #Mediastorm di Lelio Simi)

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